Il lavoro di Agnieszka Kurant (Łódź, PL, 1978) esplora il confine tra il naturale e l’artificiale interrogandosi sul futuro della creatività e del lavoro in un mondo sempre più guidato dall’intelligenza artificiale.
Per l’installazione olografica Errorism, l’artista ha addestrato un algoritmo (GPT3) – in grado di produrre testi basati sul linguaggio umano – con le descrizioni delle proprie opere, a partire dalle quali il programma ha generato a sua volta nuove descrizioni di nuove opere che l’artista potrebbe potenzialmente realizzare. Kurant ha lavorato con un’azienda specializzata per visualizzare queste descrizioni come un display olografico animato, una tecnica che simula la presenza fisica di un oggetto in realtà inesistente se non come informazione. Kurant riflette così sul rapporto tra intelligenza individuale e collettiva e sul ruolo dell’errore, cruciale tanto nei
processi evolutivi quanto in quelli creativi.
Agnieszka Kurant