I computer che costituiscono l’installazione sono stati programmati da Maurizio Bolognini (Brescia, 1952) per generare incessantemente immagini precluse allo spettatore, dal momento che tutte le porte di accesso delle macchine risultano sigillate con del silicone impedendo la fuoriuscita di dati e, quindi, anche la relativa rappresentazione visiva. Con questo atto di privazione, l’artista riflette sui flussi di immagini e sposta l’attenzione dal contenuto all’infinito processo di esecuzione.
Maurizio Bolognini