L’opera appartiene alla fase matura del lavoro di Agnes Martin (Macklin, CA, 1912 – New York, USA, 2004), in cui il rigore formale della griglia geometrica e il linguaggio apparentemente minimalista si aprono alla possibilità del colore e a una stesura imperfetta del segno, fatta a mano libera. Osservando l’opera da una certa distanza le linee tracciate sulla superficie svaniscono, restituendo uno spazio vuoto, infinito e soprannaturale, che chiama lo sguardo alla contemplazione.
Agnes Martin