La celebre serie portata avanti per quasi cinquant’anni da Roman Opałka (Abbeville-Saint-Lucien, FR, 1931 – Roma, 2011) è fortemente connotata dal fattore tempo, che è soggetto della rappresentazione e perno della riflessione insieme al movimento, all’azione che ne occupa la durata. “Tutto il mio lavoro è una cosa sola, la descrizione dei numeri dall’uno all’infinito” affermava Opałka, le cui tele divengono un intervallo nel quale spazio e tempo sembrano coincidere, annullandosi a vicenda. Nel trittico in mostra la sequenza numerica inflessibile e rigorosa – che rientra nel flusso ininterrotto generato dal 1965 al 2011 con colori sempre più chiari – è giunta allo stadio del bianco su bianco e appare come una trama sottile che si dipana nell’appena percettibile discrepanza tra figura e sfondo.
Roman Opałka